Qui condividiamo le nostre idee.

Restauro degli edifici storici: il caso di ritrovamenti archeologici

Come gestire le scoperte archeologiche che si rivelano talvolta durante le attività di ristrutturazione o restauro di edifici storici? Quali metodiche seguire per la tematica imprevista che si pone di fronte ai professionisti del settore?
L’archeologia preventiva è la metodica corretta che limita la casistica dei ritrovamenti inattesi, ma possono capitare episodi inattesi in quanto scaturenti da attività impreviste.
Nella lunga esperienza che lo studio architettura Abaco ha maturato, attraverso attività di ristrutturazione di edifici storici, i ritrovamenti archeologici sono capitati, soprattutto nei centri storici del Lazio ed in altre aree di grande valore storico e culturale in cui lo studio ha operato. 
Ogni cantiere di restauro può infatti rivelare scoperte inattese che raccontano frammenti della storia passata dell’edificio: reperti nascosti dai pavimenti, strutture precedenti inglobate nelle murature o tracce di modificazioni celate da finiture postume.

Scoperte archeologiche: sorprese dal passato
Le città, nel corso dei secoli, si sono evolute su sé stesse; gli edifici storici sono stati con regolarità, ricostruiti, modificati, ampliati e spesso gli elementi architettonici più antichi sono stati riutilizzati, nascosti oppure nei casi migliori, collocati in evidenza.

Per questo motivo, in fase di restauro, gli interventi che coinvolgono il sottosuolo, le murature ed ogni altro elemento, possono portare alla luce elementi risalenti ad epoche diverse da quella dell’edificio stesso. 
In questo senso i ritrovamenti archeologici costituiscono sempre una grande opportunità di arricchimento conoscitivo della storia di un edificio e/o del territorio in cui si colloca, ma richiedono anche un’attenta gestione per garantire che il patrimonio immobiliare venga sì preservato e documentato, ma anche fruito in tempi celeri.
La complessità della gestione dei ritrovamenti archeologici è anche funzione della varietà della natura degli stessi oltre che della ubicazione; a titolo puramente esemplificativo e non esaustivo:

  • strutture architettoniche antiche come mura, fondamenta o elementi architettonici quali colonne, decorazioni o frammenti di pavimentazioni.
  • manufatti e oggetti quotidiani come ceramiche, utensili, monete o resti di arredi.
  • reperti organici (più rari a causa della loro fragilità) come resti alimentari, legno o resti umani quali ossa.
  • decorazioni o affreschi nascosti sotto strati di finitura più recenti.

Restauro edifici storici: quale procedura seguire in caso di ritrovamenti archeologici
Di fronte a un ritrovamento archeologico, la gestione deve essere rigorosa e seguire le procedure stabilite dalle normative sulla tutela dei beni culturali e dalla metodologia della disciplina.
A titolo puramente esemplificativo, le fasi principali da seguire potrebbero essere:

  1. Sospensione dei lavori 
    Appena dovesse essere rinvenuto elementi di interesse archeologico, le lavorazioni edilizie devono essere interrotte nell’area interessata, per evitare danni accidentali ai reperti.
  2. Comunicazione alle autorità competenti
    La scoperta deve essere immediatamente segnalata formalmente alla Soprintendenza archeologica, che avrà il compito di valutare l’importanza del ritrovamento.
  3. Ispezione e documentazione preliminare
    Gli archeologi designati condurranno un’ispezione iniziale,  documentando il ritrovamento con foto, rilievi e descrizioni dettagliate. Questo processo permetterà di creare una documentazione dello stato del reperto e fornire una base conoscitiva di riferimento. 
  4. Valutazione dell’intervento
    In base alla natura ed importanza del ritrovamento, la Soprintendenza Beni Culturali ed i responsabili del restauro, decideranno come procedere. 
    Di fatto esistono tre opzioni principali:
  • conservazione in sito – ossia lasciare il reperto nel luogo originario, integrandolo nel progetto di restauro;
  • rimozione e conservazione – quindi rimozione con tecniche adatte ed il trasporto del reperto in un luogo adatto alla conservazione quale può essere un magazzino sorvegliato oppure un museo/struttura espositiva;
  • ricopertura – previa attività di catalogazione del reperto, nel caso in cui esso non sia di grande rilevanza o non possa essere conservato altrove.

Scavo archeologico
Se il ritrovamento è significativo ed è indicatore di possibili altri elementi in loco, allora è necessaria un’indagine più approfondita, mediante una campagna di scavo archeologico vero e proprio, con tempi e risorse adeguate per esplorare a fondo l’area.
Integrazione nel progetto di restauro edificio storico
Una volta conclusa la fase di documentazione e scavo, qualora la scelta sia la conservazione in situ, allora si valuta la corretta modalità di integrazione dei ritrovamenti nel progetto di restauro in corso, rendendo così il reperto archeologico parte integrante dell’edificio restaurato.
Comunicazione al pubblico
Infine, in funzione della rilevanza dell’accaduto, la scoperta potrebbe essere meritevole di comunicazione al pubblico e con successive operazioni di valorizzazione, creare le condizioni per organizzare visite guidate, mostre o installazioni creando occasioni di valorizzazione dell’edificio di pregio storico che ospita i reperti.

Le sfide della conservazione durante i ritrovamenti
Nonostante il fascino dei ritrovamenti archeologici, la loro integrazione nelle operazioni di restauro di edifici storici presenta sfide rilevanti.
Scoprire un reperto durante un restauro, infatti, può certamente rallentare i lavori in corso, con conseguenti costi aggiuntivi e la necessità di rivedere il budget iniziale destinato al progetto.
Inoltre, alcuni reperti, come gli affreschi o le pavimentazioni, possono essere estremamente fragili. È fondamentale garantirne la protezione con tecniche avanzate di restauro e materiali adeguati. 

 

Tutto ciò è estremamente frequente in Italia e quindi anche nel territorio comunale di Minturno e principalmente nell’area archeologica di Minturnae, storico sito laziale risalente all’epoca romana, a causa sia della vasta area archeologica, sia ancora per la tecnica del reimpiego di elementi costruttivi antichi nella edificazione del centro cittadino attuale.

Esempi famosi di ritrovamenti archeologici durante ristrutturazioni
Da quando è maturata la consapevolezza della importanza dei ritrovamenti archeologici, gli interventi di restauro edifici storici hanno non solo portato alla luce scoperte straordinarie, ma le hanno anche denunciate pubblicamente, superando la triste fase della trafugazione e/o del seppellimento anonimo. 
A Roma, ad esempio, i lavori per la linea C della metropolitana hanno svelato resti di antiche abitazioni romane e una caserma imperiale. In altre città italiane, come Firenze e Napoli, interventi di restauro e consolidamento hanno portato alla scoperta di antiche strade, strutture medievali e opere d’arte perdute.
Questi esempi dimostrano ancora una volta come i ritrovamenti archeologici possano arricchire la comprensione storica di un luogo, creando un dialogo tra passato e presente che va oltre il semplice restauro architettonico.
I ritrovamenti archeologici durante i restauri architettonici di edifici storici sono una finestra aperta sul passato, ma richiedono procedure precise per garantire la corretta tutela del patrimonio, sia in riferimento al rinvenimento, sia per quanto concerne l’edificio oggetto di restauro. 
Il rispetto delle normative e l’integrazione dei reperti eventualmente rinvenuti nel progetto di restauro rappresentano non solo un obbligo legale, ma anche un’opportunità unica di arricchire il patrimonio culturale condiviso. 
La sfida, per gli archeologi ed i restauratori, è trovare un equilibrio tra la conservazione e la funzionalità dell’edificio, rendendo il passato parte del nostro presente e perché no, del nostro futuro.